
Diga del Vajont, storia e attrazione
La storia della diga del Vajont è tristemente famosa per la catastrofe avvenuta la sera del 9 ottobre del 1963. Costruita tra il 1957 e il 1960, quella che doveva essere la terza diga ad arco più alta del mondo crollò a causa del lago formatosi dopo la costruzione. Scopriamo la storia e le attrazioni di questo luogo affascinante e suggestivo.
Storia della Diga del Vajont
Il progetto di costruire una diga in questo bacino risale agli anni 20, ma fu quello presentato dall’ingegnere Carlo Semenza a presentarsi come il più convincente. In particolare, fu la SADE, la società adriatica di elettricità, a convincersi subito della validità del progetto che con la sua diga a doppio arco alta 200mt aveva lo scopo di raccogliere l’acqua che veniva dal fiume Piave e dai suoi affluenti. La diga doveva poi trasferire l’acqua in varie centrali idroelettriche attraverso tubi in cemento.
La SADE fece solo una modifica al progetto originario, alzò la diga a 261,60mt per avere un maggiore contenimento e di conseguenza incrementare i guadagni. I lavori iniziarono nel 1957 e vennero ultimati nel 1960. Durante i lavori venne rinvenuta una frana preistorica enorme nella conca del bacino e sorsero i primi dubbi riguardo la resistenza della roccia del monte Toc che circondava la diga.
Quando venne incanalata per la prima volta l’acqua all’interno della diga si verificarono alcune scosse di terremoto che causarono una frana lungo la roccia del monte Toc. L’ingegnere Semenza fece realizzare una galleria di by-pass per sicurezza, ma morì pochi mesi dopo e la costruzione della diga venne portata avanti ugualmente, senza tenere conto delle scosse di assestamento.
Venne eseguito anche il secondo invaso e poi il terzo, che portò l’acqua a 750m.s.l.d.m, che causò una scossa di terremoto più forte. La frana da quel momento non fu più controllabile e continuò a muoversi al ritmo di circa 2 cm al giorno, fino a quando, la sera del 9 ottobre del 1963 si staccò dal Toc e causò un’onda alta 50 metri che si abbatté su Longarone.
L’impatto dell’onda d’urto fu classificato per due volte più forte di quello della bomba di Hiroshima e causò la morte della maggior parte delle persone che si trovavano nel paese. A complicare le cose ci pensò l’acqua, che cancellò il paese dalle mappe. I morti furono 1917 persone, ma sono stati ritrovati pochissimi corpi. La diga da allora non è mai stata utilizzata.
Attrazioni da visitare
La diga è un’autentica attrazione e una visita è davvero imperdibile per esplorare questo luogo e immergersi nel suggestivo scenario che offre la vallata. Passeggiare sulla cima di quest’opera costruita nel posto sbagliato e guardare la frana mimetizzata dalla vegetazione permette di percepire la grandezza di una costruzione il cui disastro era purtroppo annunciato.
Con la costruzione della diga l’antica valle si trasformò in un lago circondato da colli, che ancora oggi, nonostante la frana abbia combinato un disastro, rimandano un’immagine del paesaggio alpino paradisiaca. La vista della cima di Monte Toc, i boschi e il sinuoso corso del fiume sono solo alcuni dei motivi che spingono i turisti a visitare questo luogo.
Imperdibile è una tappa a Longarone, ricostruita completamente dopo la frana e la furia dell’acqua che l’ha praticamente annullata. A Longarone si può visitare la Chiesa, che ha due caratteristiche principali: il pavimento originale del 63, rinvenuto dopo aver scavato per 7mt, e una Madonna priva di braccia risalente alla Chiesa originale, che è stata trovata nei pressi di Venezia.
A Fortogna, una frazione di Longarone, da visitare sono il cimitero monumentale costruito in memoria delle vittime e un museo che custodisce reperti storici e foto del periodo.

